23/05/2022 - Archeologia Subacquea
Anni or sono, nelle acque di Capo Gallo di fronte al cantiere Motomar, venne identificato su un fondale sabbioso ad una profondità di circa 25 metri, un relitto caratterizzato dalla presenza di un carico composto da anfore di epoca romano-repubblicana (fine del II-inizio del I secolo a.C.). Si tratta di anfore cilindriche molto affusolate di tradizione punica che presentano una parte inferiore rastremata a punta, due piccole anse nella parte alta del corpo, prive di collo con orlo quasi indistinto verticale e leggermente ingrossato. Sono contenitori utilizzati per il trasporto di derrate alimentari solide (grano o garum) quasi sempre dotati di coperchio conico con pomello centrale.
Nell’area del relitto la Soprintendenza per i Beni culturali ed ambientali di Palermo effettuò una ricognizione, pur con limitati sondaggi di scavo con sorbona, in collaborazione col gruppo dei sommozzatori della Polizia di Stato appositamente giunti a Palermo. A quelle ricerche partecipò anche l’indimenticabile Giuseppe Nicolicchia, subacqueo tragicamente scomparso alcuni anni fa. Purtroppo le ricerche non diedero l’effetto desiderato sia per la difficoltà di identificare con esattezza il luogo del relitto che per le condizioni meteomarine avverse che contraddistinsero quel periodo di lavoro, pertanto si potè individuare soltanto l’areale di dispersione del carico.
Dai frammenti anforacei recuperati è stato possibile desumere che si trattasse di un’imbarcazione naufragata al largo di Capo Gallo in avvicinamento dalla Sardegna. Si tratta, infatti, di un carico di anfore assimilabili, come derivazione, al tipo Ramón Torres T-9.2.1.1, rappresentandone però una variante più affusolata di probabile manifattura e provenienza sarda. Questi reperti, oggi, sono conservati nei magazzini della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Palermo.